2001 - 2007 Dal Congresso suicida di Bari alla ripartenza del Congresso regionale dell'Emilia Romagna a Faenza (RA) del 2007

60 . Il congresso di Bari del 2001

Con la seconda repubblica prende avvio a livello nazionale, regionale e nei Comuni con più di 15.000 abitanti, il sistema elettorale maggioritario che oltre ad offrire un consistente premio di maggioranza di seggi allo schieramento vincitore, da anche un duro attacco alla rappresentanza delle minoranze. Dal 1994, con l'entrata in politica di Berlusconi, in tutta la penisola si vengono polarizzando in due schieramenti contrapposti tutti i partiti politici. Per il PRI la scelta naturale, da coscienza critica della sinistra, quale l'aveva intesa e lasciata lo stesso Ugo La Malfa, è di schierarsi nel campo progressista che a metà degli anni '90 si coagula in uno schieramento chiamato Ulivo capitanato da Romano Prodi e per il quale il segretario del PRI, Giorgio La Malfa, è chiamato a scrivere con i repubblicani il programma di politica estera. A fine legislatura, nel 1999, i Democratici di Sinistra (DS) con il loro leader D'Alema, forzano il Parlamento e la Costituzione riformandone il Titolo quinto in modo talmente dannoso al Paese che ancora oggi sono ben visibili i danni che tale riforma ha comportato. Prima dello scadere della legislatura, denunciando in Parlamento questo azzardo nonchè abuso dei DS attraverso il segretario Giorgio La Malfa, il PRI esce dalla coalzione dell'Ulivo.

Nel mese di gennaio del 2001 si svolge a Bari il XLII Congresso del partito. Nonostante le perplessità avanzate da una parte dei delegati, la maggioranza dei delegati considera ormai chiusa per i repubblicani l'esperienza di centrosinistra. La minoranza dei delegati principalmente di Emilia Romagna, Marche e Toscana, rappresenta altresì la maggioranza degli iscritti, iscritti peraltro di lunga data e non dell'ultimo minuto di località dove il PRI praticamente non esiste o non è mai esistito.

Nelle elezioni politiche, che si svolgono nel mese di maggio, il PRI si presenta nella coalizione della Casa delle libertà e dopo la vittoria elettorale partecipa alla formazione del nuovo governo guidato da Silvio Berlusconi, assumendo con Francesco Nucara (nuovo segretario nazionale) il sottosegretariato al Ministero dell'ambiente, mentre il nuovo presidente del partito, Giorgio La Malfa, è eletto alla presidenza della commissione finanze della Camera.

Inizia da queste elezioni la triste conduzione del PRI nazionale da parte del berlusconiano Francesco Nucara, alla quale si accompagnerà per più di un decennio la mancanza del simbolo dell'edera sulle schede elettorali nazionali e, da subito la fuoriuscita dal PRI di molti iscritti e militanti storici che in parte si ritireranno a vita privata, in parte confluiranno nei DS, e in parte nel nuovo piccolo raggruppamento dell'MRE (Movimento Repubblicani Europei) guidato dall'europarlamentare marchigiana Luciana Sbarbati.

61 . Il Congresso dei repubblicani emilianoromagnoli a Faenza nel 2007, primo passo per il rilancio dell'identità repubblicana e della stessa Italia.

Dal Congresso di Bari nasce anche una dura, coerente e tenace minoranza di delegati che insieme ad un numero maggioritario degli iscritti nazionali si raggruppa nella nuova corrente di Riscossa. Gli emilianoromagnoli ne sono il cuore e motore e pongono le basi per una riscossa del PRI e del Paese con il Congresso regionale di Faenza da cui esce la seguente mozione unitaria approvata all'unanimità grazie primariamente al lavoro svolto dal segretario emilianoromagnolo Oliviero Widmer Valbonesi.

CONGRESSO REGIONALE DEL P.R.I. DELL’EMILIA-ROMAGNA DOCUMENTO CONGRESSUALE

 I   IL SISTEMA ISTITUZIONALE E POLITICO ITALIANO SUPERARE IL BIPOLARISMO MALATO -UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE

La situazione politica italiana continua ad essere caratterizzata dalla presenza di un “bipolarismo malato” che ha mostrato i suoi limiti in più occasioni. Occorre, innanzitutto, pensare ad una nuova legge elettorale. La complessità e la ricchezza della tradizione politica italiana richiede una legge elettorale che consenta il dispiegamento in campo di una migliore e maggiore articolazione della presenza di forze politiche, senza che queste vengano costrette a forzosi apparentamenti che, come si è visto, divengono deleteri sul piano dell’efficacia dell’azione di governo. Oggi il dibattito attorno a questi aspetti – così come il ritorno alla possibilità dell’espressione del voto di preferenza per scegliere i propri rappresentanti – appare più maturo ed i Repubblicani intendono mantenerlo vivo per creare, anche in questo modo, le condizioni per dare voce a quanto non si sentono rappresentati da questo sistema istituzionale e da questo bipolarismo. I Repubblicani dell’Emilia-Romagna ritengono, sotto questo profilo, che una riforma elettorale sul modello tedesco riuscirebbe a coniugare rappresentanza e stabilità. PD E PDL - Il principale elemento che recentemente ha caratterizzato il quadro politico italiano è stato la quasi contemporanea nascita di PD e PDL. I Repubblicani dell’Emilia-Romagna ritengono di dover affermare che in nessuno di questi due luoghi nei quali si è cercato di costringere – anche con tentazioni a costruire un sistema bipartitico – il quadro politico italiano, vi sia una possibilità qualsiasi di approdo coerente con la storia, la cultura e la natura di una forza politica come il Partito Repubblicano ed i Repubblicani. In entrambe queste forze politiche, PD e PDL, così come sono oggi determinate, la cultura liberaldemocratica, ed in particolar modo la cultura laica ed il concetto stesso di laicità, sono elementi estranei e lo sono stati fin dall’avvio di entrambi i processi costituenti. UNA FORZA LIBERALDEMOCRATICA PER L’ITALIA  - I Repubblicani dell’Emilia-Romagna sono favorevoli alla formazione in Italia di una forza laica e liberaldemocratica di ispirazione progressista e riformatrice, capace di dare voce a quanti non si riconoscono nei due attuali poli e di dare corpo ad una proposta forte ed innovativa sui diritti civili e l’etica della responsabilità, ma anche sulle strategie di sviluppo economico e produttivo, in grado di interpretare le aspirazioni di quanti vogliono costruire un Paese più moderno, più efficiente, più giusto e più equo e che possa, infine, rappresentare una valida offerta anche sul piano elettorale per costituire, insieme, un punto di equilibrio e di svolta del sistema politico attuale. I Repubblicani dell’Emilia-Romagna manifestano, pertanto, in questo senso, il loro interesse verso i tentativi di riarticolazione del quadro politico italiano, che stanno concretizzandosi anche in queste settimane. IL GOVERNO BERLUSCONI - Il centro-destra e Berlusconi, ogni volta che hanno vinto le elezioni e conquistato il governo del Paese, hanno potuto godere di maggioranze parlamentari di cui nessun altro governo ha mai disposto e, ciò nonostante, quella coalizione non è mai stata in grado di impostare e poi di realizzare una seria politica di riforme. Questo vale anche per l’attuale Governo Berlusconi. In particolare nei campi della politica estera, della politica economica e della politica istituzionale, questo Governo non è stato in grado di proporre scelte davvero strategiche, limitandosi, alla fine, ad una politica del giorno per giorno. I TEMI DELLA BATTAGLIA REPUBBLICANA EUROPA AL CENTRO DELLA POLITICA REPUBBLICANA - Oggi il mondo è profondamente cambiato passando dall’assetto bipolare della guerra fredda ad un multipolarismo molto più fluido e contaminato dove gli interessi diventano sempre più trasversali e la società sempre più globalizzata. Un panorama che non si può più leggere ed interpretare con gli occhi del passato, e che richiede un profondo ripensamento delle priorità e delle strategie. Oggi occorre mettere in primo piano l’Europa. Ed è proprio su questo che dobbiamo operare: sulla costruzione di un’ Europa forte, saldamente ancorata al modello ed ai valori della democrazia occidentale, per questo amica ed alleata degli Stati Uniti, ferma nella difesa dello Stato d’Israele e determinata nella lotta al terrorismo internazionale ed al fondamentalismo islamico, ma autonoma politicamente e militarmente, attenta a coltivare relazioni e a promuovere soluzioni nei punti caldi del mondo, a partire dal Medio Oriente; solidale con il mondo povero. Un’Europa che deve ritrovare il cammino unitario con l’approvazione definitiva della costituzione e la formazione di un governo espressione del Parlamento e non dei governi degli stati membri, che sappia parlare una sola voce in materia di politica estera, di difesa ed economica. Un’Europa che deve riprendere le direttrici comuni di sviluppo ed innovazione definite dalla carta di Lisbona. Un’Europa così realizzata deve puntare all’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa.  STATO LAICO CONTRO OGNI FONDAMENTALISMO PER IL PROGRESSO CIVILE - Il mondo moderno, animato da tensioni etnico - religiose e culturali, offre ai laici un ruolo fondamentale. Quello di individuare nuovi modelli di convivenza, basati sulla tolleranza, il dialogo, i diritti civili e le pari opportunità di genere. Va poi sottolineato la necessità della laicità anche in funzione del rispetto di ogni sentimento religioso, al fine di scongiurare un inasprimento dell’attuale scontro tra le religioni, riportando il confronto in un proficuo scambio reciproco di ricchezze culturali. Solo un approccio laico alla politica può implementare il progresso civile, consentendo di leggere la realtà da un punto di vista oggettivo, non ideologico e dottrinale, e adattandola più duttilmente ai tempi che cambiano. Inoltre , la laicità è un presupposto basilare per incentivare la ricerca, la conoscenza, il progresso scientifico e tecnologico. In un Paese come il nostro, tradizionalmente condizionato dalla cultura cattolica, con spinte clericali che finiscono progressivamente per contaminare e conformare un ampio spettro del panorama politico in tutti gli schieramenti, si sta, oggi, producendo una nuova emergenza che va denunciata e che è rappresentata da un’inedita, allarmante, crescente ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche nelle scelte del Parlamento Italiano, collocandosi, tale azione, oltre il Concordato. In questo contesto grave occorre l’affermazione di una “nuova radicalità laica”, non fiaccata dalle mediazioni e capace di aprire la via di una nuova frontiera dei diritti civili. NO A QUESTO FEDERALISMO - L’opzione politica dei repubblicani riguarda prioritariamente la rifondazione dello stato periferico. Non è possibile pensare che il Paese possa ancora reggere un’articolazione borbonica dello stato periferico a cui si risponde con una risposta fumosa e contraddittoria quale il federalismo fiscale.  La Necessità è quella di semplificare l’organizzazione dello Stato eliminando le province e riducendo in misura consistente il numero dei Comuni così come dei livelli impropri quali comunità montane, consorzi, ecc…. Tale riordino produrrebbe un benefico effetto sulla spesa dello Stato ed una migliore qualità dei servizi a disposizione dei cittadini.

II L’UNITA’ DEI REPUBBLICANI - I temi fin qui sollevati possono e debbono essere il terreno su cui fondare la ricerca dell’indispensabile unità di tutti i Repubblicani e, dunque, anche del tentativo di recuperare finalmente la diaspora repubblicana, con particolare riferimento al MRE, possibilità, questa, fattasi recentemente più concreta anche in virtù della scelta degli amici Repubblicani Europei di non confluire nel PD. I Repubblicani dell’Emilia-Romagna giudicano del tutto favorevolmente questo processo già iniziato e tuttora in corso ed auspicano che esso venga positivamente concluso.

III IL P.R.I. IN EMILIA-ROMAGNA - I Repubblicani dell’Emilia-Romagna devono ricercare – pena la marginalizzazione politica – la via di un nuovo possibile protagonismo nella vita politica, sociale e culturale della nostra Regione. Le condizioni perché questo sia possibile sono così riassumibili: una forte e solidale unità d’intenti degli uomini e delle organizzazioni repubblicane della Regione;  la presenza dei repubblicani nelle istituzioni della Regione da ricercarsi perché nelle azioni di governo abbia rilevanza quella cultura moderna, liberale, innovativa ed imprenditoriale che corrisponde meglio alle esigenze di sviluppo e crescita sociale; una forte e riconoscibile capacità di elaborazione programmatica che sappia interpretare le esigenze dei settori più innovativi della Regione ed individuare gli elementi per una caratterizzante battaglia repubblicana; su queste basi, l’apertura di un confronto con la società regionale e con le forze politiche interessate, partendo da sedi di discussione e di incontro che consentano al PRI di tradurre le proprie priorità di programma in azioni di governo, in un rapporto di dialettica, in ogni caso di forte autonomia e di non omologazione; la presenza alle prossime elezioni regionali, in via prioritaria, di liste dell’Edera, aperte al contributo del mondo laico e liberaldemocratico emiliano-romagnolo, pur senza escludere aggregazioni elettorali di ispirazione laico-riformatrice. Ciò detto vanno definiti i punti qualificanti su cui la presenza repubblicana si qualifica. 1. Partendo dal dato che oltre l’80% del bilancio regionale é impegnato per il settore sanità ed assistenza, va considerata, in via prioritaria, una necessaria razionalizzazione del sistema sanitario partendo dalla governance della cosiddetta “area vasta” eliminando superfetazioni strutturali inutili e costose ripetizioni organizzative. 2. Lo sviluppo, specie in una fase di spaventosa recessione economica come quella che stiamo attraversando, necessita di interventi efficaci sul piano delle infrastrutturazioni del territorio e del costo energetico. Da sempre i repubblicani si battono per un ritorno al nucleare ma considerano importanti, in questa fase, altre soluzioni che, se percorse con coraggio, possono dare risposta ai bisogni delle imprese e dei cittadini. Esiste poi un ritardo infrastrutturale che, soprattutto nell’ambito romagnolo, deve essere colmato con sollecitudine. Fornire alle imprese una moderna piattaforma logistica e viaria é oggi davvero imprescindibile per vincere la sfida della competizione globale.  3. Iniziative forti debbono essere attivate per sburocratizzare l’attività amministrativa. Solo una maggior trasparenza della procedura e uno snellimento dei tempi può conseguire il duplice obiettivo di riavvicinare il cittadino alle istituzioni e favorire lo sviluppo dei territori rimuovendo gli ostacoli che troppo spesso si frappongono tra validità di un progetto e sua realizzazione.