Articoli pubblicati sul Pasquino online nell'anno 2008 (III parte)

Riportiamo l'articolo di Patrizio Placuzzi sul Risorgimento a cui seguì una serie di  repliche del repubblicano Giulio Gherardo Starnini che riporteremo nelle prossime pagine del sito

E se aveva ragione Klemens Von Metternich? di Patrizio Placuzzi

Riflessioni personali sulle imprese garibaldine, sulle conseguenze che ha provocato, sul Risorgimento e dintorni.

Avevo già scritto nei numeri precedenti del Pasquino intorno alla necessità di rivisitare in chiave critica il nostro risorgimento, allo scopo di uscire da schemi predefiniti e da una retorica risorgimentale che sta mostrando sempre più la corda. Io penso che un paese civile democratico non debba avere paura della crescita e della diffusione di una storiografia alternativa a quella che ci hanno sempre insegnato nella fattispecie nei libri di testo della scuola pubblica, una storiografia dicevo che di fatto mette pesantemente in discussione alcuni miti che quasi per una sorta di vulgata popolare, si sono consolidati nel tempo.

Vorrei ritornare sull’argomento, anche alla luce del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, 1809/2009, l’eroe dei due mondi, avvenimento celebrato in “pompa magna” in tutto il paese e nel nostro parlamento. Il presidente del senato Marini durante la celebrazione dell’eroe dei due mondi avvenuta al Senato è stato contestato sia dal senatore della Lega Calderoli, sia dal senatore eletto in Sicilia che si chiama Pistorio. Ne deduco che c’è un parte non secondaria del paese che si è stancata.

Di queste celebrazioni acritiche che hanno il sapore di una cosa stantia che sa di muffa.

Garibaldi ebbe un ruolo importante nel processo storico che portò all’unificazione dell’Italia sotto il regno sabaudo dei Savoia, fu il protagonista della spedizione dei mille, la sua figura di condottiero sconfinò presto nel mito, nella leggenda, che permeò anche nel 900 la vita politica e sociale italiana. La figura di Garibaldi è stata come la coperta di Linus, ognuno l’ha tirata dalla sua parte per motivi di convenienza politica, Benito Mussolini si servì della sua figura per dare nuovo vigore al richiamo alle radici risorgimentali del fascismo, un figlio di Garibaldi non mi ricordo se Menotti o Ricciotti, fu un simpatizzante del fascismo, e come per una forma di contrappasso dantesco, la coalizione di sinistra del fronte Popolare nel 1948, ebbe come simbolo sulla scheda elettorale l’effigie di Garibaldi. Bettino Craxi era un cultore dei cimeli garibaldini, come tutti si ricorderanno.

Giuseppe Garibaldi si è prestato a questo disegno

Non mi voglio soffermare in questa sede sull’impresa della spedizione dei mille, in se per sé, ma sulle conseguenze che questo fatto ha provocato, nella fattispecie il “milieu”, tanto per usare un francesismo, il contesto in cui collocare il processo che ha portato all’unità d’Italia.

La sostanza della questione per me è questa:è stata fatta l’unità d’Italia facendo scomparire uno stato legittimo il regno delle due Sicilie, senza che a quest’ultimo fosse stata dichiarata ufficialmente la guerra, come prevedono le convenzioni internazionali. Giuseppe Garibaldi si è prestato a questo disegno, ha messo a disposizione la sua fama, le sue gesta,le sue imprese sudamericane da “avventuriero” diciamolo pure, al servizio di casa Savoia, per un progetto di unificazione del paese che ragionando a mente fredda dopo tanto tempo, suscita più di un dubbio legittimo. Per legittimare il mio giudizio, per dargli corpo e sostanza ho letto sia i testi ufficiali sia i testi alternativi come quella professoressa Angela Pellicciari, che si intitola “I panni sporchi del Risorgimento, l’invasione del regno delle Due Sicilie nelle testimonianze di Giuseppe La Farina, Carlo Pellion di Persano e Pier Carlo Boggio”, edito dalle edizioni Liberal. Insomma ho ascoltato tutte le campane, cercando di fare le sintesi fra le varie posizioni e dare un giudizio equilibrato. Sono convinto e sicuro di quello che dico.

Sotto la dinastia dei Borboni, Napoli era la capitale di un regno legittimo, una capitale alla stregua di Madrid e Parigi tanto per intenderci. In sintesi, Napoli, era la capitale di un Regno pieno di contraddizioni che aveva anche delle novità positive dentro di sé, non c’erano solo ombre ma anche luci, era una delle più fiorenti capitali d’Europa, oggi Napoli è ancora la capitale del mezzogiorno, d’accordo, ma è la capitale di una zona del nostro paese, il nostro sud, che stando agli ultimi indicatori economici, ha allargato ancora di più la forbice per quanto riguarda l’economia del nostro paese rispetto al Nord del nostro paese. L’unificazione del paese non ha risolto il problema della questione meridionale, come diceva Gramsci. In un certo senso l’ha aggravato. Francesco II era un re amato dal suo popolo. La Mafia e la camorra esistevano già da allora, ma non avevano la diffusione e la potenza devastante che hanno oggi. Subito dopo l’unificazione, cominciò nel nostro paese una massiccia ondata di emigrazione verso la Francia, il Belgio, la Svizzera e la Germania, gli Stati Uniti e i paesi dell’America latina, che non coinvolse solo le regioni del Sud del nostro paese, ma le regioni del nord come la Liguria e il Veneto. Qualcuno ancora pensa davvero che i Savoia abbiano liberato le plebi meridionali? L’emigrazione verso le Americhe di milioni di persone del Veneto e dal Sud Italia, ma anche dalla Liguria e dal Piemonte, fu la diretta conseguenza della politica economica perseguita dai ministri di casa Savoia.

E questo è il primo dubbio che mi è venuto. Quali benefici ha portato l’unificazione se tanta gente del nostro paese del nord e del sud, ha dovuto emigrare per trovare migliori condizioni di vita e di lavoro?

L’avversario storico di Disraeli

Per carità, io sono romagnolo felice di esserlo, però quello che è giusto è giusto. Il Regno delle due Sicilie è stato fatto scomparire senza colpo ferire da un complotto internazionale ordito da Francia e Inghilterra erano potenze egemoni con molteplici interessi in tutto il mondo. Erano due imperi coloniali da secoli, specialmente l’Inghilterra, già prima del1800. Aggiungo che è stato fatto scomparire pure servendosi della propaganda, grazie a una sottile quanto mirata campagna di denigrazione durata decenni che ha avuto il suo culmine con il giudizio dato da Gladstone, che fu anche primo ministro inglese, l’avversario storico di Disraeli, dopo una visita nel regno delle due Sicilie cioè che il regno borbonico era la negazione di Dio. Garibaldi e Mazzini erano ospiti fissi in Inghilterra in quel preciso periodo storico.

Parlo con un linguaggio semplice in modo che tutti mi possano capire. Gli argomenti sono tanti, che si intrecciano naturalmente fra loro non è necessario fare una scaletta, perché gli argomenti da trattare sono come le ciliegie, una tira l’altra, nel senso che ogni singolo argomento che tratta il risorgimento è giusto per affrontare il problema nel suo complesso, in quanto gli argomenti sono concatenati fra loro. Come inizi, inizi bene, nel senso che ogni lato del problema è buono per prendere uno spunto, è tutto collegato come una catena.

Per esempio un altro dubbio che può sorgere, è quello relativo al motivo per il quale la destra storica che allora era al potere nel Piemonte e che diede il personale politico per i primi governi del Regno d’Italia, abbia scelto una strada del tutto diversa da quella classica del liberalismo, cioè la costruzione del nuovo stato coniato sul modello centralista napoleonico; l’Italia è tuttora organizzata dal punto di vista dell’organizzazione statale sulla falsariga del modello centralista napoleonico, con una organizzazione del potere statale basato sulle prefetture.

Il prof. Zuffoletti che è un noto studioso del problema, afferma che una delle componenti principali che spinse la nuova classe dirigente a protendere per un modello napoleonico di organizzazione statale rispetto a un modello federale, più consono al modo di pensare della destra storica, fu la nascita del brigantaggio nelle regioni meridionali appena dopo l’unità d’Italia; un altro motivo, secondo il prof Zuffoletti, fu quello che non si voleva dare in mano il nostro meridione alle organizzazioni criminali la mafia e la camorra.

Però, paradosso della sorte, la camorra fu ingaggiata dal nuovo Stato Unitario, subito dopo l’unificazione per mantenere l’ordine pubblico a Napoli, grazie ad un notabile pugliese Don Liborio Romano, che da fedele si fa per dire servitore dei Borboni, passò armi e bagagli ai nuovi padroni i Savoia. Ho letto su un libro che Francesco II venuto al corrente del tradimento del suo ministro gli disse minacciandolo in napoletano stretto, cosa che non so dire:“Don Liborio state attento al vostro collo!”. Insomma ho cercato di documentarmi per non scrivere cazzate!

Una ipotesi di organizzazione federale del nostro paese fu avanzata dal patriota milanese Carlo Cattaneo, uno degli artefici delle 5 giornate di Milano, dove la Metropoli lombarda si ribellò agli austriaci; ma come succede per tutte le cose, se le idee sono anche valide, e non trovano la forza politica e le gambe per camminare da sole rimangono non dico lettera morta, ma in una posizione di forte minoranza, come è avvenuto per l’ipotesi di federalismo da applicare al nascente stato unitario. E’ importante anche il contesto in cui le idee si sviluppano, considerato ilo clima apolitico, non c’era posto per un ipotesi federale applicata al nostro paese.

Carlo Cattaneo è stato rispolverato dalla lega Nord

Se non ricordo male ci fu in questo senso una proposta di legge fatta dallo statista bolognese Marco Minghetti, che divenne anche presidente del consiglio, che introduceva delle norme di decentramento nell’amministrazione statale in via di costituzione, proposta di,legge che venne bocciata dal parlamento. Insomma Stato unitario doveva essere e così è stato.

I tempi e lo sviluppo degli avvenimenti propendevano naturalmente per la costruzione di un Stato Unitario sotto la guida dei Savoia. Carlo Cattaneo è stato rispolverato dalla lega Nord per dare vigore alla loro proposta politica a livello teorico del federalismo. Il suo pensiero paradossalmente è più attuale oggi rispetto al periodo quando fu formulato. C’è una corsa da parte delle case editrici a stampare i suoi scritti intorno la problema dell’organizzazione federale del nostro paese.

Domando, yo pregunto en espanol, invece di persistere in una celebrazione retorica e agiografica del risorgimento e dei suoi miti, non sarebbe più intelligente, più utile e anche più conveniente riflettere sulle conseguenze non sempre positive che l’unificazione ha portato per il nostro paese, in un chiave di lettura critica rispetto alla retorica che ci viene inculcata fin da piccoli grazie ai testi in uso nelle nostre scuole?

Giorgio Bocca scrisse tempo fa un piccolo libro “La disunità d’Italia”, In cui metteva giustamente in rilevanza che l’Italia al di là del fatto che è uno stato unitario, è in realtà una nazione dove ciascun cittadino fa riferimento al proprio modo di essere che attiene alla proprie particolarità regionali e localistiche. Insomma secondo Bocca non esiste un cemento un legame vero sociale e culturale ci tiene uniti. I napoletani io credo che più che italiani si sentono ancora sudditi del regno delle Due Sicilie.

Gli storici sono abbastanza concordi

Il conte Metternich scrisse in una nota inviata al conte Dietrichstein, la famosa e controversa frase, “L’Italia è una espressione geografica”. Tale frase venne ripresa l’ano successivo dal quotidiano napoletano Il nazionale, riportandola però in senso dispregiativo. Questo avveniva nel pieno dei moti del 1848, quando i liberali italiani si appropriarono polemicamente di questa interpretazione utilizzandola in chiave patriottica per risvegliare il sentimento anti-austriaco degli italiani. L’Austria in Lombardia ha governato bene a onor del vero. L’agricoltura fiorente della bassa Lombardia, nella fattispecie nella zona di Lodi, deve il suo sviluppo e il suo consolidamento grazie alla riforme fatte dall’imperatrice Maria Teresa D’Austria. La buona reddività della campagna lombarda si deve ai lavori idraulici fatta dall’impero Teresiano d’Austria, oltre al lavoro fatto nel medioevo dai monaci che popolavano le certose della bassa Lombardia fra Pavia e Milano.

Gli storici sono abbastanza concordi nel riconoscere in tale affermazione la constatazione di uno stato di fatto invece di una connotazione negativa; dal punto di vista politico infatti, lo statista austriaco vedeva come l’Italia fosse composta da Stati Sovrani, reciprocamente indipendenti così come lo era la Germania. Più che un arrogante disprezzo nei confronti dell’Italia e di coloro che puntavano all’unificazione, a muovere Metternich era il calcolo politico di mantenere divisa la penisola, permettendo all’Austria di esercitare una stretta influenza diretta e indiretta sugli stati italiani. Depurato dalle sue strategie politiche di quel tempo, io penso che il pensiero di Metternich rispetto al nostro paese è ancora attuale.

Conclusione:credo fermamente che ogni conclusione debba avere un riscontro preciso concreto.

L’argomento è attuale interessa non solo un pubblico di specialisti ma anche la gente comune. Propongo questo. Sono una persona che si ingegna per sbarcare il lunario. suppongo come tutti. Non ho la laurea, non voglio millantare nessun credito però sono maestro elementare e in possesso del tesserino di giornalista pubblicista. Sono disposto a dare per arrotondare le mie entrate, perché non navigo nell’oro, ripetizioni private sul nostro risorgimento, seguendo un percorso metodologico alternativo a quello in vigore attualmente. Garantisco serietà, quella è massima, rigore impegno e professionalità soprattutto conoscenza della materia, unita a una buona inventiva e a una discreta simpatia personale. Sono un buon affabulatore. Prezzi modici. Chi è interessato può telefonare al 0541/776671, oppure al 3396463209. Grazie